E fu così che si chiamò Romero
A volte la vita ti mette davanti a strane coincidenze. Quella di aver battezzato non una, ma due scuole è una delle cose più strane che mi siano capitate. Tutto parte dalla metà degli anni '70. La scolarità da tempo ha avuto un'impennata. Nelle Superiori cominciano ad andare anche i figli degli operai. Questa novità si concretizza nella crescita degli Istituti Tecnici. Un'opportunità di ascesa sociale che li vede accanto al figlio dell'impiegato delle poste o del capo reparto. E a volte lottano anche insieme perché se il '68 è morto, il '77 è alle porte. Ma c'è anche il terrorismo, c'è un un mondo politico che, sia nella maggioranza che nell'opposizione, è sordo al cambiamento. Ma c'è anche la rabbia degli insegnanti perché la scuola diventa, con largo anticipo, Laboratorio dei tagli nel sociale. Il problema del precariato diventa così cronico, partendo proprio da quegli anni. È in questo contesto che l'enorme IX ITC di Lingotto deve essere "battezzato". Io propongo lei, Rosa Luxemburg, la teorica di un socialismo libertario lontano anni luce dal leninismo prima e dello stalinismo poi. Il rivale, fra i Prof, è Augusto Monti. Il Professore antifascista maestro di Cesare Pavese. Vince la mia proposta perché, dicono molte colleghe, "è una femmina". All'entrata della scuola feci anche mettere, su una lapide, i versi di B. BRECHT che la ricordano. Trovai anche, nella sede del Partito Socialista - Craxi era ancora di là da venire - una gigantografia con una sua foto. Volevo metterla in sala professori, ma, vedendo che non c'era entusiasmo, la tenni io. È enorme, ma mi ha sempre seguito nei miei spostamenti. Ora è appesa in garage perche mia moglie dice che se la riporto in casa esce lei. Combinazione a Minsk, lei è bielorussa, abitava vicino a Viale Rosa Luxemburg. Impossibile spiegarle che con l'Urss lei non aveva nulla a che fare, che anzi capì prima la degenerazione del sistema sovietico. E mi racconta di quando fece battezzare di nascosto il primo figlio, della polizia che ti seguiva dappertutto, del crollo dell'Urss che fu come passare dalla padella nella brace...
Quasi lo stesso copione al Romero. Oggi il vescovo sudamericano dei poveri, assassinato dagli squadroni della morte, grazie a Papa Francesco, è un po' piu conosciuto. Quando presentai la candidatura la rivale era la scrittrice Sibilla Aleramo. Il Collegio votò e come parere, seppure non di molto, scelse la scrittrice. Ma tra le proposte c'era di tutto e di più. Addirittura il nome di un'alunna prematuramente scomparsa. Anche qui "in una scuola prevalentemente femminile, doveva essere scelto il nome di una donna". Il Consiglio di Istituto, a cui spettava la decisione finale, capovolse invece la decisione del Collegio Docenti e optò per Oscar Romero. A volte rivolgo lo sguardo indietro. Penso ai tanti colleghi, troppi, che se ne sono andati troppo presto. Penso al mondo che sognavo e che non c'e' stato. Penso alle tante foto che ho staccato dal muro. La prima fu quella di Mao Tse Tung, poi venne via quella di Lenin. Fortunatamente quella di Stalin non ci fu mai. Ma gli "Scritti scelti" di Rosa Luxemburg e la raccolta di prediche di Oscar Romero mi seguono sempre. E quei due nomi, scolpiti all'entrata di queste due scuole, siano perenne monito affinchè maturi la consapevolezza che la libertà è un bene troppo grande perché con essa si possa giocare.
TULLIO RAPONE